
L’Opera e l’Operetta nascono come espressione di un momento storico in cui la musica diviene patrimonio di tutti coloro che per cultura e condizioni economiche sono in grado di accoglierne il messaggio artistico. Il musicista, a sua volta, si libera della sudditanza nei confronti dei munifici signori e conquista quella libertà che è uno dei segni distintivi dell’arte moderna. Se la musica sinfonica e da camera rimangono patrimonio dei ceti elevati, l’Opera, e l’Operetta in particolare, attirano a sé grandi masse popolari.
Si distingue il genere di Opera seria, Opera buffa e Operetta. L’Operetta si differenzia dall’opera buffa per i recitati parlati e senza accompagnamento del clavicembalo o dell’orchestra e per l’abbondanza di balli e sfarzosità scenica, ma la sua peculiarità è l’allegria della musica, del movimento, che creano un’ attenzione e un coinvolgimento totale del pubblico. Tipiche delle Operette sono le ambientazione fantastiche di quei paesi irraggiungibili dal sapore esotico, regni fioriti che non avvertono sintomi di decadenza, storie di marinai in cerca di guai e avventure, cavalli e principesse fiabesche, casinò e bordelli frequentati da ricchi nobili, amori folli, contrastati e impossibili, ma sempre con un lieto fine: zingarate, scherzi, follie e champagne, il tutto ben amalgamato dall’alternanza di ritmi incalzanti, melodie dolci e avvolgenti, dall’impatto di danze eroiche improvvise, travolgenti ed eclatanti, contro fatue danze dal sapore surreale. I personaggi si dividono in seri e brillanti; al duetto d’amore si contrappone il duetto brillante, o comico, fra i due personaggi non seri, comico e soubrette.
Nell’Operetta anche le scene “serie” vengono rappresentate in modo scherzoso e le stesse scene d’amore perdono quel romanticismo strappalacrime tipico delle opere liriche e sfociano in simpatiche gags tra amanti. Nell’Operetta, tra le parti femminili, spicca la figura della soubrette, ruolo ricoperto da un soprano leggero, mentre la protagonista, è interpretata da un soprano lirico. Il termine soubrette, (servetta), serve a simboleggiare il soprano brillante, spregiudicato e divertente, in contrasto con l’altro soprano, lirico, dalle caratteristiche romantiche e sentimentali. La figura della soubrette, non presentando particolari difficoltà vocali, richiede grandi capacità attoriali e bella presenza. In questa tipologia rientra anche il personaggio di Lisette nella ”Rondine” di Giacomo Puccini, lavoro teatrale al confine tra l’Opera Lirica e l’Operetta .
Nel 1657 in Spagna cominciò a diffondersi un genere chiamato “Zarzuela”, una sorta di “operetta spagnola”. Nel XVIII secolo con l’ingresso della dinastia dei Borboni, la Zarzuela assunse di fatto un connotato molto simile a quello delle opere italiane. L’auge della Zarzuela arrivò, nelXIX secolo, a partire dal 1839 con i compositori Francisco Barbieri ed Emilio Arrieta. Il termine “Operetta” apparve per la prima volta il primo Maggio 1853, come qualificazione di un atto unico di Luis Viard musicato da Jules Bovery, “Madame Mascarilla”.
Il viaggio di rapida espansione dell’Operetta per l’Europa partì dalla Francia tra il 1855 e il 1860 con l’ebreo tedesco (naturalizzato francese) Jaques Offenbach, rivale del compositore francese Florimond Ronger detto Hervé, ma il culmine del successo dell’Operetta fu nel 1883 con l’arrivo a Vienna, la città dei salotti lussuosi e delle variegate attività mondane, simbolo della libertà di una nuova epoca. Qui trovò il perfetto connubio con la moda del Valzer e fu portata alla massima espressione da compositori quali Johann Strauss (figlio) e, in pieno Novecento, da Franz Lehàr (“La Vedova allegra”, “La danza delle libellule,”Il Paese del Sorriso”).
Presto il successo dell’Operetta dilagò in Ungheria con autori come Emmerich Kalman con le sue influenze tzigane (“La principessa della Czarda”), e raggiunse la Gran Bretagna dove prese il nome di Savoi-Operas dal gusto delle composizioni di Gilbert e Sullivan. In Italia emergono i nomi di Giuseppe Pietri, Costa e Cuscinà, e l’operetta si richiama al folclore nostrano tenendo presente la tradizione dell’opera buffa italiana, mentre Carlo Lombardo e Virgilio Ranzato (“Il Paese dei Campanelli, Cin Ci là”, “La duchessa del Bal Tabarin”) ci introducono delle immagine esotiche da cartolina, fiabesche e piccanti dalla scenografia sfarzosa. Diversamente in Francia riscuoteva grande successo l’Operetta da Camera. L’operetta è il precursore del Musical americano, dal quale si differenzia per l’impiego di cantanti dalle voci “naturali” e dall’influenza dei nuovi ritmi come “blues”, “swing”, “fox trot”, e nuove tendenze di una nuova società multietnica.
Come l’operetta ha influenzato il musical, così anche il musical ha influenzato l’operetta: un chiaro esempio è “Al cavallino bianco” di Ralph Benatzky del 1930 che risente chiaramente del contagio afroamericano e delle sue ritmiche swingate.